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C&P Architetti

Hortus Conclusus . MESTRE

C&P Architetti Luca Cuzzolin+Elena Pedrina . photos: © Marcello Mariana

In the most introspective part of the Salesiani Don Bosco center in Mestre, the facades come together to create a void, which over the years has been destined to become a garden. This garden is made up of a green lawn inhabited only by trees of different species and sizes, planted here randomly, without an overall design. This space appeared as an island built within the void defined by the buildings, separated from them by a nearly impassable asphalt ring, used by cars and also as a parking lot.

In 2020, with the arrival of Covid, that green island emerged as a possibility to host outdoor activities that could no longer take place indoors due to gathering restrictions. The uninhabited garden thus became, once again spontaneously, an interior outside. A temporary pavilion is placed on the lawn, used as an outdoor classroom and gathering place. Quickly, the students not only make use of the pavilion but also of the entire garden, strategically placing chairs and tables in the shadiest areas and creating pathways with their movements, which will serve as the starting point for the redevelopment project.·
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Nella parte più introversa del centro dei Salesiani Don Bosco di Mestre le facciate si compongono tra loro disegnando un vuoto, destinato negli anni a giardino.
Un giardino costituito da un prato verde e abitato solamente dagli alberi di diverse specie e grandezze qui messi a dimora casualmente, senza un disegno d’insieme. 
Questo spazio appariva come un’isola costruita all’interno del vuoto definito dagli edifici e da questi separata da un anello di asfalto, quasi invalicabile, percorso dalle auto e usato anche come parcheggio.
Nel 2020, con l’arrivo del Covid, quell’isola verde è apparsa come una possibilità in grado di ospitare all’esterno quelle attività che per i divieti di assembramento non si potevano più svolgere all'interno.
Il giardino inabitato è così divenuto, ancora una volta in maniera spontanea, un interno fuori.
Sul prato viene collocato un padiglione temporaneo che viene utilizzato come aula all’aperto e come luogo di aggregazione. Velocemente gli studenti si appropriano non solo del padiglione ma di tutto il giardino, collocano sapientemente sedie e tavoli nelle zone più ombreggiate e con i loro spostamenti disegnano i percorsi che diverranno per noi le tracce dalle quali far partire il progetto di riqualificazione.
Il progetto, iniziato nel 2022, non ha fatto altro che strutturare, consolidare e riordinare le tracce di pratiche che hanno risignificato quel luogo abitandolo proprio a partire dal 2020.
Gli elementi che costituiscono il progetto sono il padiglione in metallo e vetro collocato nello stesso punto di quello temporaneo, le pedane in legno, divenute basi per sedie e tavoli, posizionate nelle zone d’ombra individuate dagli studenti, i percorsi tracciati dai movimenti e solamente “induriti” da piastre in materiale riciclato e drenante, la sostituzione di alcuni alberi e il taglio di quelli sofferenti perché non adatti al luogo per la loro dimensione, l’aggiunta come nuovo elemento affiancato al prato e agli alberi di aiuole da fiore e l’illuminazione realizzata con nuovi corpi illuminanti.
Il giardino rompe il suo perimetro e invade il nastro d’asfalto che lo circonda erodendo la sua superficie, lasciando così spazio a nuove aiuole dalle forme organiche. 
Il residuo del nastro di asfalto, che consente l’accesso esclusivamente ai mezzi d’emergenza, da elemento separatore diviene luogo di connessione tra il giardino e i portici della scuola e oggetto di future azioni artistiche di street art.